Se imbocchi una stradina ancora diroccata nella zona dei Navigli a Milano – tra ex manifatture che si stanno trasformando in loft e case di ringhiera in via di gentrificazione – non puoi fare a meno di fermarti incantata di fronte alla vetrina dell’Atelier Yooj come se fosse l’ingresso di un mondo da favola (segui la gallery se vuoi goderti l’emozione).
, la sua fondatrice, è una stilista nata e cresciuta in Sud Corea che tanti anni fa si è trasferita a Milano per studiare moda all’Istituto Marangoni. Dopo alcuni anni come designer presso la Maison Krizia e altre famose case di moda, Jeong-Ah comincia a firmare le proprie collezioni e ad avere una propria clientela che la sollecita a disegnare abiti da sposa.
La storia dell’Atelier Yooj comincia così.
Se chiedi alle milanesi “in età da marito” – ovvero tra i 25 e i 65 anni – da chi farsi fare l’abito per il giorno più bello, dopo aver citato i soliti celeberrimi tre o quattro nomi, tutte finiscono con il dire “un abito veramente incantevole, da Atelier Yooj”.
Lo stile di Jeong-Ah si può definire boho-chic: i suoi abiti da sposa sembrano sospesi nel tempo – con ispirazioni che vanno dal Rinascimento agli anni ’50, a seconda del tipo fisico che devono vestire – grazie anche a materiali preziosissimi, come i pizzi francesi rimasti uguali a quelli che si immaginano indossati durante la Belle Epoque. In ogni abito si trovano dettagli che richiamano un preciso momento della storia del costume ma stemperati e rimescolati con spirito moderno e funzionale, in modo tale da fare l’occhiolino al vintage restando attuali.
Da dove nasce lo stile boho-chic di Atelier Yooj?
Ho sempre amato disegnare abiti che scivolano, decostruiti ma per questo tipo di abito bisogna essere longilinee, con forme poco pronunciate, perché i vestiti si appoggiano e segnano molto. Quando alcune clienti mi hanno chiesto di fare i primi abiti da sposa per loro, sono andata in crisi perché mi sarei dovuta adattare anche a fisicità mediterranee molto femminili, con seno e fianchi più forti e più adatti a uno stile anni ’50. L’abito da sposa classico, quando ho cominciato, era costruito in maniera molto tecnica – a partire dal corpetto – con anche quaranta strati di tulle mentre io mi ero sempre concentrata nella ricerca di tessuti preziosi orientali – i ricami più belli provengono da Bangladesh – o pizzi e sete francesi. Nonostante le richieste, ho rifiutato di confezionarli fino a quando non ho prodotto la prima piccola collezione ispirata agli anni ’20 e ’30, in cui mi sono riconosciuta e in cui ho trovato l’equilibrio tra la tecnica classica e il mio stile.
Da dove si parte per avere l’abito da sposa perfetto?
Non si tratta solo di gusto estetico ma soprattutto del tipo fisico che bisogna vestire. A volte le clienti arrivano con le idee chiare sullo stile o sul tipo di abito che vorrebbero, ma non sempre la loro scelta coincide con un buon risultato finale.
Bisogna partire indossando dalla prima prova un indumento intimo perfetto, quello che garantisce il sostegno migliore – se si ha bisogno di un reggiseno – o di uniformare il corpo, in modo che l’abito scivoli. In base all’intimo scelto, quello che cancella maggiormente i piccoli difetti, comincio a costruire l’abito e il tipo di scollatura. Ad esempio, una ragazza che non ha bisogno di reggiseno potrà avere uno scollo profondo sulla schiena mentre un seno forte avrà bisogno di una spalla più larga per contenerlo.
Chi sono le donne che scelgono lo stile boho-chic?
Sono moderne e libere. Non sono necessariamente ricche ma sono colte o sono donne di grande sensibilità, che vogliono essere femminili ma anche sentirsi a proprio agio nell’abito senza essere troppo sensuali. È uno stile particolarmente amato dalle giovanissime ma le mie clienti possono essere anche donne con le idee chiare molto più avanti negli anni. A volte può capitare che una cliente sappia esattamente cos’è il bello perché lavora in campo artistico ma che non accetti la propria fisicità perché ha una taglia 50, quindi devo trovare il taglio adatto a lei. Alcuni abiti sono adatti a una trentenne alta e magra, altri a una donna morbida ma in ogni caso si può trovare uno stile particolare.
La scelta del bianco o del colore dipende dall’età?
Ormai anche questa distinzione è venuta a mancare come altri elementi della tradizione. In bianco possono essere giovanissime ma anche elegantissime donne di sessant’anni che arrivano a sposarsi per la seconda o la terza volta! Non c’è più distinzione nemmeno tra chi scegli l’abito per una cerimonia religiosa e chi per una civile. A parte l’avorio, i colori che prediligo sono i toni del rosa antico e dello champagne o i verdi tipici degli stucchi settecenteschi. Per ottenere queste sfumature – che devono ricordare un po’ quelle di abiti usciti dal baule di una nonna – faccio eseguire le tinture dei materiali da un laboratorio artigianale Como. L’impressione è antica ma il risultato è moderno. Il rosa, ad esempio, è scelto da ragazze coraggiose che non temono di rompere con gli esempi classici.
Come si sceglie il modello migliore?
L’altezza non è fondamentale, l’importante è essere proporzionate. I modelli che si rifanno a Vionnet e al primo decennio del ‘900 – il mio preferito perché è ancora classico ma va verso la modernità e la libertà del corpo – sono costruiti a pannelli che valorizzano la figura indipendentemente dall’altezza. Le donne molto alte stanno bene con i modelli blusanti molto morbidi o stile Charleston. Le ragazze giovani e molto magre amano i modelli con un corpetto ‘700 o un taglio Impero che slancia e allunga la figura. Le quarantenni – anche quando lavorano in campo creativo e si vestono quotidianamente in maniera estrosa – al momento della cerimonia preferiscono uno stile più sobrio e anni ’50, ma che le faccia sentire comode. Chi ha belle spalle e la vita stretta può scegliere un taglio più ottocentesco con una scollatura omerale. Dalla quarta di reggiseno in su, servono corpetti con le maniche mentre per i fianchi forti ho studiato pannelli svasati.
L’ultima prova dell’abito è un momento fatidico: quanto tempo prima deve essere fatta?
Quando si avvicina la data del matrimonio, le future spose sono tutte molto nervose. Io chiedo sempre come si sentono quando devono affrontare un esame. C’è chi dimagrisce o chi si gonfia per lo stress. Alcune sono serene, altre vanno in tilt. Le più ansiose devono riprovare tutto all’ultimo momento, soprattutto se hanno scelto abiti con corpetti dalla chiusura millimetrica. Gli abiti tagliati in sbieco, molto morbidi, non hanno questo problema e possono essere provati e consegnati anche 15 giorni prima. Non c’è una regola fissa, devo decidere di volta in volta.
[Articolo della serie #raccontididonne pubblicato su donnad.it]