Un’amica carissima mi manda una mail: “Stavo cercando uno stagista graphic designer e sono andata a vedere quella certa scuola: per promuovere i loro master, hanno fatto un video agli ex alunni degli ultimi anni. Vai a vederteli…tutti con un’incredibile spocchia….l’ultimo addirittura direttore creativo di una nuova rivista, data la sua grande esperienza. Se una scuola non rabbrividisce per questa situazione ma se ne vanta, dove andremo a finire? Ps: ovviamente TUTTI hanno un contratto a progetto”.
E quando un’amica, che gode della mia stima quanto a metri di giudizio, mi lancia un osso del genere, non posso fare a meno di afferrarlo al volo.
Trovo i video. La spocchia c’è, è innegabile. Tuttavia, in fondo a quegli occhi e tra le pieghe della mimesi facciale, vedo anche tante bugie.
Le bugie che gli sono state raccontate durante tutta la formazione del loro pensiero, che si trasformano in sicumera, oppure le bugie che in fondo sanno di dover raccontare per piacere al cacciatore di teste, che a tratti quasi si tradiscono in rossore.
Quindi, non so più distinguere la spocchia che deriva dall’ignoranza, quella che deriva dall’indottrinamento – con la corsa alla professione “giusta” in questo momento storico – e la spocchia sana e lievemente fisiologica di un ventenne che spera di spaccare il mondo.
Questi ragazzi sono stati traditi: non tanto dalla scuola che per ultima ha tentato di formarli in studi spendibili professionalmente, ma da tutte le istituzioni che avrebbero dovuto preoccuparsi di non farne carne da macello.
Una ragazza mi intenerisce: “…dopo sei mesi di stage, mi hanno offerto un contratto a progetto di un anno … che io chiaramente ho accettato”. Nei puntini di sospensione c’è un grosso groppo in gola.
A questi ragazzi vorrei dire: pregate.
Pregate di avere un piano B – e di avere abbastanza preparazione e fegato per seguirlo – se e quando vi andrà storta.
Pregate di non aver fatto solo una scelta “conveniente”, invece che “convincente”, prima di aver voglia di trasformarvi da project manager in Masterchef.
Pregate di trovare qualcuno in giro che abbia il buon cuore di insegnarvi sul serio a lavorare, prima che la vita vi pigli a bastonate nelle gengive (e lo farà).
Pregate di capire quanto siete ignoranti e quanto c’è ancora da imparare la fuori.
Pregate che nessun altro, oltre alla mia amica, vi percepisca spocchiosi e quindi certamente problematici, in ambienti in cui un po’ si deve strisciare nel fango – con il coltello tra i denti – e un po’ si deve riuscire a collaborare dividendo la pagnotta.
E ora un po’ d’agiografia:
Dalle mie parti c’era un unico liceo classico pubblico in una ricca cittadina, solida e bigotta: saltavamo volentieri le lezioni per gli scioperi, ma giusto nel biennio del ginnasio, perché nel triennio divenne chiaro a tutti che in piazza c’erano quelli da cui era già meglio stare alla larga, allora come ora: quelli che da una parte si facevano le canne e quelli che dall’altra pensavano con i manganelli. Alcuni (parecchi) di loro si sono dati alla politica e, per pietà, non faccio i nomi.
Quelli che non erano in piazza, saltuariamente andavano a giocare a biliardo, poi studiavano il modo di partire e non tornare. Molti di “noi” hanno imparato a diciott’anni l’arte del cervello in fuga; amici stanno mettendo a frutto quest’arte nonostante siano quarantenni con famiglia. È dura ma ogni tanto ci incontriamo e ci domandiamo con un sorriso: “Cosa farai da grande?”. Voi non fate finta di esserlo già e procuratevi al più presto il vostro piano B.
Marinz
13 Maggio 2015 at 11:29E’ così difficile il mondo del lavoro oggi… le prospettive sono basse, speri in uno stage in attesa di qualcosa di più gratificante…. poi il mondo del lavoro dove tutti, anzi la maggior parte, sono arrivisti… mi considero fortunato di aver un lavoro, che mi piace, anche se a volte vorrei abbandonare tutto per fuggire e fare altro.. il mio piano B? Vincere al super e viaggiare per conoscere e aiutare gli altri
Un sorriso
Giovanna
13 Maggio 2015 at 12:13Purtroppo e tristemente è cosí. Un mondo sempre più difficile, sotto tutti punti di vista e soprattutto nel settore del lavoro. In particolar modo certi lavori, quelli creativi, che se non ti vendi come il migliore, non importa cosa sappia fare, ma quello che sembri essere. C’è chi ci riesce, raccontando quello che l’altra parte vuole sentire e c’è chi più umilmente, racconta quello che è veramente…. ma non basta!
Uscendo dalla scuola, è normale, sentirsi finalmente con le ali per raggiungere i nostri sogni, ma queste ali bisogna saperle usare e soprattutto sapere che solo l’esperienza ti insegnerá a volare.
Ma queste cose dovrebbero insegnarle la scuola e la famiglia!
A presto!!