Tempo fa, mentre correvo al parco, sono andata a sbattere contro le mamme di Mamma Fit.
Un gran bel gruppo. Si stavano scaldando spingendo il passeggino. Altre arrivavano alla spicciolata perché essere puntuali a un qualsiasi appuntamento, portandosi dietro un bebè, non è facile come dirlo.
Le ho guardate ammirata e poi sono corsa via alla giamaicana.
Da un po’ di tempo a questa parte mi sono resa conto che i bebè mi fanno un certo effetto. Insomma, se per sbaglio in spiaggia apro una pattumiera e vedo appallottolato un pannolino rischio di svenire.
Sarà perché ho superato il crash test della maternità e sono sopravvissuta? Sarà perché dopo un urto frontale, in cui mi mettevo a piangere al solo pensiero che non ce l’avrei mai più fatta a scendere da sola i gradini di una metropolitana, ho sviluppato un’ottima muscolatura mentale? Sarà perché adesso mi sento pronta a superare il test dell’alce come se si trattasse di una fastidiosa zanzara sul parabrezza della mia vita?
Con il mio Grande mi ero incaponita a non fermarmi mai, grazie a questo mito delle mamme performanti a tutti i costi: sveglia all’alba per consegnare gli articoli, una quindicina di chilometri al giorno spingendo il pupo con un occhio al cardiofrequenzimetro.
Con PiF (Piccolo Flagello) mi sono rassegnata a non essere più una creatura autonoma, ho riconsiderato la mia scatoletta a quattro ruote come la mia migliore amica, mi sono tappata il naso e mi sono tuffata, confidando ancora in quella che ormai mi sembrava una diceria: il peggio sarebbe presto passato (quando?).
Sono stata in apnea per anni, altro che Pellizzari, Genoni e altri alieni acquatici.
Poi un giorno, ad anni luce dall’inizio di tutta questa magnifica avventura che è la maternità, sono tornata in superficie. C’è chi lo chiama uscire dal tunnel.
Sono riuscita nuovamente a leggere un libro di seicento pagine in cinque giorni e ad abbronzandomi uniformemente su tutta la superficie corporea. Tradotto in parole semplici per chi non è partecipe del problema, non sono più stata carponi sulla spiaggia a scavare buche e a cercare minuscoli giochini dispersi nella sabbia. Grande e PiF apprezzano il tramonto con un ghiacciolo in mano mentre mamma indulge in uno spritz, se le va.
Sto ancora verificando se sono tornati al loro posto tutti i neuroni che erano espatriati dal mio cervello, per far posto a una totale mancanza di concentrazione, ma sono fiduciosa. Se per caso siete tra quelli che attendono che io finisca un lavoro, siatelo anche voi.
Nel frattempo invece, se siete in procinto di farvi il giro di giostra e state meditando su come affrontare l’autunno – voi e il vostro nuovo frugolo – non sottovalutate i benefici di Mamma Fit: probabilmente dovrete smettere di fare addominali ogni cinque minuti per raccogliere un ciuccio volante ma di sicuro vi sentirete in buona compagnia.
La compagnia sott’acqua è tutto e, in fondo, sentirsi una mamma in forma è una bella cosa (basta non farne una malattia).