Amiche

7 Agosto 2015

Circa nel paleozoico, esordii su Grazia con un pezzo di costume che – come accade a tutti i nuovi arrivati – fu debitamente massacrato dai tagli della redazione per farlo rientrare nello spazio necessario. Raccontavo di un gruppo di amiche trentenni – poco più, poco meno – che si trovava per una jam session di shopping nel primo giorno di saldi milanesi.

Giovani, carine, indipendenti, colte nel meraviglioso momento della vita in cui l’amore va, il lavoro decolla e l’indipendenza economica fa la parte del leone nell’immensa soddisfazione di poter spendere del proprio senza freni inibitori. Il tutto sullo sfondo, però, di un periodo cupo: l’11 settembre era ancora vicino e ormai carico di conseguenze.

Insomma, un gruppo di adorabili deficienti, in una riedizione di Sex & the City ambientata a Milano. Rileggere l’articolo ora, a distanza di anni, mi fa provare tenerezza e imbarazzo.

Vi risparmio il racconto dettagliato di quello che è stato di quella manciata di promettenti giovani donne. Vi basti sapere che la leggerezza e l’incoscienza si sono un parecchio appannate, sostituite dalla consapevolezza che le conquiste – anche se sudate – non sono per sempre, e che quel pizzico di eccitante timore per il futuro si è trasformato nella certezza dell’incerto.

Volete veramente sapere che ne è stato di noi? Di ciascuna di noi?

L’altra sera alcune erano sedute con una birra in mano a chiacchierare di figli. Due di loro si sono gettate uno sguardo ironico: Jimmy Choo è stato sostituito da un apparecchio per i denti e, per fortuna, grazie allo shopping degli anni d’oro, tutte noi avremo Marni a sufficienza per il resto della vita. Qualcuna è rimasta incastrata da un amore che andava (e ora non va più) o da un lavoro che alla fine si è ammaccato contro un cristallo infrangibile. L’amicizia però – con quel senso di appartenere un po’ le une alle altre – si è forse rafforzata.

Tra di noi  formiamo quella che a me piace chiamare “la rete”: un dispositivo di sicurezza ai nostri equilibrismi nella vita, pronto a prendere al volo quella che di noi si lancerà nel vuoto per afferrare un diverso trapezio – una nuova opportunità – oppure capace di attutire, un giorno, il peso degli anni. Ci sentiamo responsabili le une delle altre, credo. Non ho avuto sorelle ma loro sono quello che immagino di più simile a una sorellanza.

Un pomeriggio d’estate, nella caffetteria di un giardino inglese, fotografai un gruppetto di anziane: impermeabile, foulard, capelli lilla. Amiche mie, vi aspetto in giardino ancora tra molti anni, per una tazza di tè (o qualcosa di più forte).

Vecchie amiche a Hampton Court

Vecchie amiche a Hampton Court