Il surriscaldamento negato vs. l’occhio dell’artista

27 Gennaio 2017
Beba Stoppani_Pietas#3_2015

Stando a un articolo pubblicato sull’Independent, una delle prime belle cose fatte da Mr. President è stata quella di chiedere all’Environmental Protection Agency di cancellare tutte le pagine riferite al climate change. Pare che anni di ricerche sul global warming e dati sulle emissioni potrebbero essere oscurati. Un click e nascondi il problema. Quindi, se non lo vede nessuno, il problema non esiste. Un po’ come quando i bambini mettono la testa sotto una coperta e pensano di diventare invisibili.

Naturalmente la preoccupazione non è credere o meno a tutta la faccenda del surriscaldamento ma oscurare – almeno per un po’ – le prove che l’attività umana abbia ripercussioni sul clima. Se si può ignorare questo fatto per un certo lasso di tempo, diventa lecito procedere indisturbati con una serie di attività anti-ecologiche particolarmente redditizie. Poi si vedrà.

Per quanto mi riguarda, senza altri dati alla mano, posso dirvi che secondo alcuni studi entro la fine del secolo in Trentino si potrebbero coltivare le uve da spumante a più di 1000 mt. Dai 1200 mt in su ci sono dei bellissimi impianti di risalita – attualmente innevati artificialmente e curati con amore – quindi le probabilità che i miei figli, da adulti, possano andare a sciare dove mi sono divertita io alla loro età, sono scarse. Però berranno vino prodotto in quota.

La scorsa estate i ghiacciai Presena Marmolada e Senales erano chiusi e a me scoccia un po’ che qualcuno voglia cancellare il fatto che a luglio non mi potrò più fare una pista vicino a casa e che questo non rappresenti un problema globale.

Una delle cose che non può fare a meno di fare chi ama andare in montagna è aprire gli occhi, come la fotografa Beba Stoppani.

Le immagini che vedete sono state tratte dall’opera “0° a 5000 mt”un eco-progetto sul ghiacciaio del Rodano (Svizzera) e il suo drammatico scioglimento, immortalato nella torrida estate del 2015.

Beba Stoppani ha realizzato “0° a 5000 mt” per stimolare, attraverso la potenza delle immagini, soprattutto le nuove generazioni a una riflessione sullo stato del nostro pianeta e su come poterlo preservare per poterne godere bellezza e risorse il più a lungo possibile.

La fotografa si trovava lì, ai piedi di questo ghiacciaio, quando l’ondata di calore “anomala” del luglio 2015, raggiunte le Alpi, lo faceva sciogliere come un “ghiacciolo nelle mani di un bambino”, come ha raccontato lei stessa.

I dati geologici parlano chiaro e sono incontrovertibili: dal 1850 il ghiacciaio del Rodano è diminuito di oltre 3 chilometri. Nelle tre settimane di canicola del luglio 2015 è arretrato di ben 6 metri. Nell’estate successiva la situazione è leggermente migliorata ma i danni ormai sono irreparabili.

Un conto è venire informati – leggere dei dati – tutt’altra cosa è vedere il disastro con i propri occhi e testimoniarlo come ha fatto Beba Stoppani. Le fotografie non si limitano a documentare la tristezza e al contempo la grandiosità del ghiacciaio, ricoperto di teli riflettenti che tentano di rallentare l’inevitabile ma – attraverso scatti simbolici – ci fanno percepire l’esito del nostro comportamento folle.

Il ghiacciaio sembra un malato grave. Riparato sotto teli che ne lasciano scoperte alcune parti – simili a membra consunte – rivela ancor di più il suo declino, la sua scoraggiante vulnerabilità.

Lo sguardo dell’autrice è impotente, carico di pietas. Lo sguardo di chi assiste amorevolmente un sofferente, cui si dovrebbero prestare subito cure appropriate.
Così il ghiacciaio sembra un essere vivente a cui si vorrebbe – con un gesto d’amore – restituire la forza perduta, la dignità e la storia.

Beba Stoppani esporrà un nuovo progetto a Milano dal 10 al 13 marzo, in occasione del prossimo MIA Photo Fair.