Finita la scuola, tutta la famigliola è partita per la Danimarca, destinazione Legoland Billund, il paradiso per ogni fan dei mattoncini più belli del mondo.
I viaggi con i bambini nei paesi scandinavi sono veramente confortevoli come dicono, per il semplice motivo che i piccoli sono dati come una presenza scontata. Nessuno fa più di tanto caso a loro e sono bene accetti ovunque, con attenzione e sobrietà.
Dopo un volo su Copenhagen, abbiamo deciso di goderci il panorama della campagna danese percorrendo in macchina i 266 km che separano la capitale da Billund. Voi potete scegliere un volo diretto – se lo trovate – o affidarvi al treno.
Ancora oggi i miei figli mi ripetono straniti: ”Mamma, ma ti ricordi che non c’era nessuno? Solo mucche e cavalli. Ti ricordi quanti uccelli? E le pale eoliche in mezzo al mare? E i fiori in autostrada? E il faro?”. Arrivare in un paese che conta complessivamente gli stessi abitanti di Roma è il primo shock culturale; il secondo, è costatare che non esiste la figura professionale del geometra italiano, capace di disegnare a buzzo una villetta neoclassica in quota o uno chalet alpino sulla spiaggia.
In Danimarca le case sono prevedibili e armoniose: hanno (uno) stile, anche quando si tratta di capannoni e fattorie.
Anche Billund – pur essendo il secondo aeroporto della Danimarca – secondo i nostri standard sarebbe poco più di un paesino, se non fosse per la sede storica della Lego, Legoland, l’Hotel Legoland, il parco acquatico Lalandia e una steak house.
L’Hotel Legoland renderà il vostro viaggio con i bambini un’esperienza mistica: è organizzato per essere parte integrante del parco divertimenti, con stanze a tema e mattoncini ovunque. Ogni piccolo ospite è accolto con una bustina di costruzioni sul cuscino – al posto dei cioccolatini – e trova a sua disposizione nel comodino un’intera scatola per giocare. Credo sia stata una delle rare volte, nella mia vita recente, in cui nessuno mi ha chiamato appena insaponata sotto la doccia.
Legoland Billund, rispetto a celebri equivalenti italiani o europei, è un parco rilassante: le giostre – alle quali i bambini hanno accesso in base all’altezza e all’età – non sono realmente estreme, divertenti anche per gli adulti ma poco attraenti per visitatori scalmanati.
Mentre altrove ho l’ansia da “non ti allontanare”, Legoland infonde sicurezza: i genitori sono invitati a scrivere a penna il proprio numero di telefono su un braccino e via. Sarete persino liberi di girare gli occhi per qualche istante e godervi i paesaggi ricreati con Lego City e gli scenari di Star Wars.
Divertimento sfrenato a parte – Mamma, il più bel viaggio della mia vita – un genitore italiano ha l’occasione di confrontarsi con modelli culturali profondamente differenti dal nostro. Anche se è estate, il sole tramonta alle ventitré, si cena con un sole degno di un pomeriggio italiano e, di sera, la temperatura può aggirarsi attorno ai 12°C (portatevi un bel maglione): ciò nonostante, i bambini nordici scorazzano in maglietta per i giardini e le madri si agitano ragionevolmente poco. I genitori sono molto rilassati e sorridenti: centinaia di gambette corrono in giro ma provocano lo stesso disturbo di un ronzio diffuso.
Sembrano tutti fratellini di Pippi Calzelunghe, con vestiti stratificati di tutti i colori, appaiati tra loro a casaccio con un gusto da far morire d’invidia una redattrice di Vogue Bambino: è evidente, tuttavia, che la nostra ossessione per figli belli ordinati e perfettini è una distorsione. Che siano tedeschi, olandesi o finlandesi, l’impressione è che siano lasciati più liberi di esprimersi dei nostri.
Negli angoli dedicati alla creatività, dove le costruzioni più belle (sospetto tutte) sono premiate con un’enorme scatola di Lego che dovrete calcolare nella valigia del ritorno, spuntano serre orbitanti, congegni per energia alternativa, navi ambulanza per delfini, abitazioni sottomarine.
Permanenza consigliata: due giorni pieni. Il tempo strettamente necessario per imparare molto dai vostri accompagnatori.