Vacanze con i bambini (Part 2): Copenhagen

24 Luglio 2015
Amalienborg

Dopo un paio di giorni trascorsi a Legoland, il viaggio con i bambini si è trasformato in una vera visita culturale a Copenhagen. Ecco, a essere sincera, loro non ne sentivano il bisogno – avrebbero stipulato un accordo d’ospitalità a vita all’Hotel Legoland – ma, noi grandi, sì.
Dell’attitudine architettonica dei danesi abbiamo già parlato ma la città ne è la riprova: il centro storico è circondato da costruzioni come l’Opera House (dal cui tetto si sono recentemente tuffati per la Red Bull Cliff Diving World Series) e il Black Diamond sede della Royal Library. Dopo una visita classica, organizzate un giretto a caccia delle opere di Zaha Adid, Arne Jacobsen, Foster + Partners e Daniel Libeskind. In città tutto è design: i negozi, i caffè, i ristoranti, il modo di vestirsi dei ragazzi.

A proposito di ragazzi: gli uomini danesi sono bellissimi e tremendamente sorridenti. Niente atteggiamenti da macho latino, per intenderci. Hanno un modo di fare rinfrescante – cosa che, vista la latitudine, potrebbe essere vista come un gioco di parole – e per noi italiane è uno shock culturale che si somma agli altri. Amiche, avrete dei momenti di gioia.
Una sera, passeggiando per Vesterbro, fuori da uno dei tanti locali giovani e carini, ho avvistato un fratellino di sangue di Benedict Cumberbatch che conversava amabilmente con un amico: indossava solo un paio di jeans e aveva drappeggiata sulle spalle una coperta di lana grezza. Stranamente – nonostante ci fossero 12°C e lui sembrasse uscito da una sfilata della Copenhagen Fashion Week – non aveva l’atteggiamento modaiolo ed esibizionista di un coetaneo milanese altrettanto avvenente.

Il primo consiglio per godervi Copenhagen, quindi, è passeggiare e tenere gli occhi aperti. Noi italiani siamo abituati a bellezze artistiche uniche e una città come questa va semplicemente respirata. La capitale danese è piccolina, potete girarla a piedi – pensate che Strøget è la strada pedonale più lunga d’Europa – o noleggiare una bicicletta. Le due ruote sono così tante che anche trovarsi nel flusso stradale durante l’ora di punta, è un’altra esperienza interessante. Evidentemente i furti non sono frequenti: i parcheggi sono ovunque e, non di rado, le bici sono semplicemente appoggiate o legate con catenine che da noi durerebbero il tempo di dire vado.

Non negatevi una birra e una bisque d’aragosta a Nyhavn ma, per quanto riguarda il cibo, sappiate che è assai caro e che le cucine di tutta la città non vi prepareranno più un piatto dopo le dieci di sera (se siete fortunati). Ho visto scene apocalittiche in un albergo internazionale, in cui ignari clienti americani sono stati sbattuti fuori dal ristorante nonostante, per i nostri standard, fosse prestissimo e il sole estivo fosse ancora alto. Vi aspettate che vi dica qualcosa dei famosi dolci danesi? Incredibilmente non ne ho assaggiato uno: troppo impegnata a spalmare pane e burro.

I miei figli hanno adorato Amalienborg, il palazzo reale, con il cambio della guardia – i soldati dai pantaloni azzurri sembrano caduti fuori da una favola di Andersen – e naturalmente hanno voluto vedere la Sirenetta, statua ampiamente sopravvalutata, ma pur bisogna passarci.
A proposito di favole, per viaggiare con i bambini, vi consiglio la lettura preparatoria del libro La città delle favole di Emanuele Roncalli (ed. Morellini) che è una sorta di guida turistico-letteraria dei luoghi in cui sono state ambientate celebri pagine della letteratura per l’infanzia.
Per finire, per far felici i bambini e non rimpiangere troppo Legoland, entrate ai Giardini di Tivoli anche solo per uno zucchero filato: attrazioni mozzafiato a parte – alcune, secondo me, portano direttamente alla morte – sembra di cadere nello spirito di un’altra epoca, fatta di passeggiate tra i fiori, Teatro della Pantomina e musiche all’aperto. A Tivoli, avrei abbandonato volentieri la giacca a vento, per sostituirla con un abito da mezzo pomeriggio fine Ottocento.

Nel complesso, Copenhagen merita d’essere visitata spesso. Io lo farò anche solo per i riflessi di luce e per l’alta concentrazione dei miei colori preferiti, rosso e azzurro carta da zucchero.