The Boy and The Beast è uno dei tanti film belli e che si fatica a vedere in programmazione nei cinema, non fosse che sono destinati a comparire durante un paio di serate in sale specifiche. In queste occasioni, la speranza dei gestori del cinema è che si registri il tutto esaurito, facendo accorrere gli appassionati del genere.
Quindi quella che segue – più che la recensione di un cartone animato che dovreste inseguire prevalentemente in una grande città – è la mia esperienza come accompagnatrice di un dodicenne.
Ogni momento di crescita è importante ma ci sono periodi della vita in cui i cambiamenti sono più repentini che in altri e una madre deve allenarsi ad una maratona mentale ed emozionale per poter essere all’altezza.
Ad esempio non posso più andare a vedere un cartone animato per bambini. Alla sola idea, un maschio che sta transitando nella pubertà fa una faccia capace di farti sentire una perfetta idiota.
Se è educato e non verbalizza, puoi leggergli negli occhi: “Mamma, che idea vomitevole non dirai sul serio”.
Ovviamente il disegno animato inteso come mezzo d’espressione non è certamente un problema, anzi. A una certa età, è la narrazione che deve avere un tipo di appeal diverso, meno semplicistico di quello che può proporre un blockbuster medio.
The Boy and The Beast – il nuovo film di Mamoru Hosoda – fa centro.
Una sera sono andata a vederlo con il mio ragazzo, che inizialmente era molto scettico – “Mamma, ma sul serio andiamo a vedere un cartone? Di cosa parla? Ma è da grandi se lo fanno la sera?” – e che temeva di stufarsi a morte, nonostante l’idea di uscire da solo con me lo entusiasmasse.
Di cosa parla? Racconta la favola di un ragazzino rimasto solo al mondo, che compie un viaggio dentro se stesso per affrontare il senso di perdita, la paura e il buio che si annida nell’anima. Come morale della favola non è poco.
La trama avventurosa, invece, racconta che il piccolo Kyuta perde la madre divorziata in un incidente e che scappa dai parenti affidatari, smarrendosi per le vie di Tokio. Si ritrova in un universo parallelo abitato da creature antropomorfe – figure legate alla cultura politeistica giapponese – semidei che vivono seguendo un codice etico legato alle antiche arti marziali. Kumatetsu – un eroe simile ad un orso in lotta per diventare Grande Maestro – adotta Kyuta e comincia ad addestrarlo, insegnandogli tutti i segreti dell’arte del combattimento. Il mondo degli animali non è benevolo nei confronti di Kyuta perché si dice che spesso gli umani si lascino inghiottire da un buco nero che vive dentro di loro e che può essere devastante per tutto il mondo conosciuto. Kyuta sembra avere la capacità di tenerlo sotto controllo ma – a sorpresa – non è l’unico umano che si nasconde nel mondo parallelo. Ormai cresciuto, il giovane Kyuta torna a Tokio per ritrovare il padre che l’aveva abbandonato da piccolo e conosce una ragazza di cui si innamora. Quando la vita sembra cominciare a scorrere normalmente per un ragazzo della sua età, una minaccia mostruosa arriva per distruggere l’intera città e Kyuta è pronto a combattere e sacrificarsi per salvare tutti, dimostrando a Kumatetsu di essere stato un buon allievo.
Non ho intenzione di raccontarvi cosa succede in seguito ma vorrei spiegarvi perché il mio ragazzo è uscito con un sorriso da un orecchio all’altro.
- I ragazzini non apprezzano le sfumature di grigio: The Boy and The Beast non è violento ma si combatte seguendo un codice d’onore legato alla tradizione dei samurai. Gli eroi vincono con spade inguainate e l’uccisione dell’avversario non è contemplata. Se avviene, il tradimento è ben chiaro.
- I ragazzini sono spesso arrabbiati: Kyuta è arrabbiato con la madre perché muore in uno stupido incidente, è arrabbiato con il padre perché se n’è andato, è arrabbiato con i parenti che vogliono ingabbiarlo nelle convenzioni, è arrabbiato con il maestro perché gli fa vedere i sorci verdi.
- I ragazzini hanno bisogno di radici: Kyuta scopre che quello che lo può far vincere è “una spada nel cuore”. Contrariamente a quello che potremmo capire con la nostra interpretazione occidentale, la spada nel cuore è la forza di Kumatetsu che entra nel cuore di Kyuta quando il ragazzo lo accetta come vero padre, al posto di colui che non aveva voluto esserlo. Un messaggio è che, se ti porti dentro gli affetti della famiglia, non sarai mai solo ad affrontare una sfida.
- I ragazzini sono idealisti: il male si può sconfiggere e poi non deve rimanerne nulla, senza colpe aggiunte e complicate espiazioni.
- I ragazzini hanno bisogno di un mentore: Kumatetsu è il maestro per eccellenza.
Mamoru Hosoda ha scritto The Boy and The Beast attorno a temi in cui tutti si possono identificare e ha creato il Jutengai – l’universo animale – in modo che i personaggi non-umani fossero liberi di giudicare il mondo degli esseri umani. Grazie a questo sguardo esterno, si evidenziano ancora meglio gli aspetti più strani delle nostre vite, quelli a cui non facciamo attenzione, perché sono così ben radicati nella nostra quotidianità: le costrizioni, i momenti in cui ci sentiamo privati della libertà, le convenzioni sociali.
The Boy and the Beast è un ottimo racconto d’iniziazione e un cartone animato molto divertente. Se siete dei cinefili, vi farà piacere sapere anche che è anche un omaggio ai film del grande regista Miyasaki e a I Sette Samurai di Kurosawa.
Quando e dove: a partire dal 10 maggio, per vedere dov’è proiettato guardate qui oppure cercatelo in video.