Ho scelto i giocattoli che avrei desiderato da bambina – seguendo d’istinto quello che mi sarebbe piaciuto allora – perché quello che hai desiderato da piccolo, spesso marca i tuoi gusti anche da adulto. Ho scelto di parlare di giocattoli anche perché c’è un momento in cui si passa da “Dai, mamma, è solo una macchinina piccolissima…”, a “Vado di là ad ascoltare un po’ di musica con le cuffie” e, in quel momento, i giocattoli ti mancano moltissimo, anche se due minuti prima avevi gioito a farne un grande sacco da regalare.
Da bambina ero abbastanza una schiappa nel disegno libero (e non sono mai migliorata) ma – chissà perché – mi venivano bene le planimetrie di casette meravigliose in cui le stanze erano collegate da scivoli, quadri svedesi, ascensori trasparenti, piscine interne, tappeti elastici, acquari e pertiche. C’erano enormi finestre per far entrare sempre il sole (come nella villa di Boomini), serre e molti gatti. Il mio costruttore ideale era Barbapapà che spostava la casa di famiglia lontano dalla città, in una prospettiva ecologista.
I mobili erano di design – sono stata segnata, come tanti di voi, da sedie e lampade Arco di Castiglioni o dalla poltrona tronetto di Mackintosh che a casa mia fungeva da cabina del telefono – ma, in alternativa, le mie casette erano arredate da enormi peluche e animali imbottiti che dovevano fungere da letto, divano e tappeto.
I Lego non erano mai sufficienti per costruire esattamente quello che avrei voluto, ma qualche pista sì: questo per dirvi di non lesinare mai con i mattoncini. Disegnavo le città perchè non vedevo l’ora di viaggiare. Qui sotto vedete il lavoro del designer polacco Robert Czajka che ha abbinato le classiche figure da ritagliare nel cartoncino, a un nastro adesivo per creare le strade Domostrada di Zuzu Toys. Le cose più semplici sono necessarie e sufficienti.
Infine il grande gioco della cucina. Con quello non ho ancora smesso; vi dico solo che la plastica non mi è mai piaciuta (in copertina vedete gli hamburger slowwood di StudioFludd).
Anna
19 Aprile 2015 at 21:36Ottimo articolo! A scuola i lego non mancano mai, le case di legno pure e quando non possiamo permetterci di comprarle le facciamo in modo artigianale pur di giocarci!
Anna:-)
Lidia
19 Aprile 2015 at 22:52Ciao Olivia, bello il tuo post al quale sono arrivata tramite Facebook. Ho spesso sollevato la questione di quanto siano diseducativi, da un punto di vista estetico, i giocattoli Chicco e quelli in plastica di uso corrente. Se al bambino sottoponiamo sin da piccolo oggetti estetici scadenti, crescerà con un gusto scadente, e con tutto quello che ne consegue.
Mi sembra che sia un argomento di cui parlare più spesso, ma che -a quanto pare- interessa davvero a pochi.