Lo stress e quella ruga in mezzo agli occhi.

6 Luglio 2016
come riconoscere lo stress

Qualche anno fa, cominciai ad osservare le donne più grandi di me che incrociavo per la strada o mentre andavano al lavoro in metropolitana. Era come se, superata una certa età, anche le ragazze più carine subissero una trasformazione. Non si trattava di qualche ruga in più o di quella che sembrava un’improvvisa incertezza sul colore migliore da conferire alla capigliatura. Non erano nemmeno i jeans strizzati che avrebbero fatto vergognare una quattordicenne o i crop top che tradivano quelle ore – tante ore! – di Pilates utili a tenere stirato quello che con l’età per natura tende ad ammorbidirsi. Era lo sguardo, un lampo accigliato nonostante qualche precoce punturina di Botox tendesse a spianare quella ruga in mezzo agli occhi che assomiglia tanto al colpo ben piazzato di un’accetta.

Con il passare degli anni poi, ho capito. Nell’ultimo anno mi sono resa conto che io e le mie amiche siamo diventate un gruppuscolo di lagnose sempre in ansia e al limite dell’ipocondria. Chi convive con le palpitazioni, chi con il mal di pancia, chi con l’orticaria, chi con una dipendenza da naturopata, qualcun’altra con una propensione al Gin Tonic che nemmeno una vecchietta inglese.

“Femmine”, direte borbottando se siete dei maschioni, “non reggete lo stress della vita moderna!

Allargando la prospettiva, il problema è estremamente trasversale e mi riprometto di raccontarvi nei dettagli più piccanti cosa combinano gli uomini quando sentono la vita che gli alita sul collo.

Le donne che conosco sono sempre di corsa, sempre sul punto di perdere il bandolo di quella matassa intricata che compone il quotidiano. C’è un lavoro che potrebbe essere più stabile, un matrimonio che non si sa bene come stia in piedi, i genitori che perdono colpi e quell’apparecchio per i denti del piccoletto che si brucia la vacanza a Formentera, le notti che non bastano a recuperare il sonno perduto dopo l’ultimo allattamento, anche se sono passati dieci anni.

Frequentate i social network e vi mettete a piangere leggendo una stupida poesia su quanto siano meravigliose le donne che consumano ogni attimo della loro giornata al servizio del prossimo, con abnegazione degna di una martire? Siete stressate. Cominciate a tenere nota di tutti gli strani sintomi fisici che avete e vi convincete di avere una brutta malattia? Siete stressatissimi. Io, quando ho paura di non riuscire più a godermi i momenti migliori della vita, so di essere stressata. Quando penso di avere qualcosa al cuore – nonostante il medico sportivo mi dia abile per la maratona – sono indubbiamente stressata.

Facezie a parte, pare che lo stress sia uno dei mali del secolo. I dati statistici europei e italiani parlano chiaro: il 40% della popolazione tra i 18 e i 65 anni soffre di stress e la misura è in costante aumento negli ultimi venti anni.

Suppongo che ridurre i problemi oggettivi sarebbe un buon aiuto ma l’attesa potrebbe essere vana. Dubito che domani potremo chiudere la Partita IVA ed essere assunti a tempo indeterminato fino alla pensione. Non credo nemmeno che la nostra generazione avrà la pensione. Non apriranno un nido aziendale permettendoci di vedere i bambini in pausa pranzo: quando lo faranno, loro saranno già all’università. Domani, papà e mamma non saranno più giovani e noi nemmeno (quella ruga in mezzo agli occhi non se ne andrà). Ci saranno altre piccole e grandi catastrofi impreviste, perché la vita è così. La nostra mente, che è biologicamente attrezzata per gestire e superare i fattori di stress, potrebbe essere sopraffatta dall’entità o dalla cronicità dei problemi e non riuscire più a risolvere la situazione in maniera autonoma.

Secondo il dott. Matteo Ferri, vicedirettore dei reparti di psichiatria del Gruppo Ginestra, “Ciò che è importante comprendere è che in una fase iniziale la risposta ad un fattore stressante è fisiologica, ma la persistenza dell’azione di fattori stressanti, o la loro elevata intensità, producono una disregolazione del sistema Amigdala-Ippocampo e delle secrezioni ormonali con conseguenti danni a cervello, cuore, sistema immunitario e altri organi. Questa può essere definita come una Malattia da Stress”.

Quando la sintomatologia diventa invalidante – si può immaginare l’imbarazzo di chiudersi in bagno a vomitare ogni volta che c’è una riunione – è una buona idea rivolgersi a uno specialista.

Quali sono i campanelli d’allarme per capire che lo stress sta diventando un problema patologico? Come intervenire?

“Il paziente con una malattia da stress deve prima di tutto essere indagato dal punto di vista internistico con esami specialistici dei principali organi bersaglio” – dice il dott. Ferri – “Secondariamente andiamo a fornire alla persona gli strumenti per identificare, attenuare e gestire i fattori di stress, mi riferisco a tecniche come la Mindfulness, l’EMDR (psicoterapia specifica per il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress, n.d.a.), la DBT (Psicoterapia Dialettico Comportamentale) o le Tecniche Espressive.”

Un giorno, una persona mi ha detto: “È solo stress, posso gestirlo” eppure faceva fatica ad uscire di casa perché si sentiva la testa vuota e tanti acciacchi che avrebbero fatto sfigurare un novantenne. Purtroppo, a un certo punto, lo stress non si lascia gestire da nessuno.  Meglio chiamare la cavalleria.

Ho sempre sentito dire che la decisione autonoma di farsi aiutare è fondamentale nel processo di guarigione. Devo ancora capire come sia possibile convincere qualcuno che ti è vicino a farsi dare un’occhiata da uno bravo.