Ogni anno, finita la vendemmia, vado a raccogliere i grappoli scartati tra le vigne della Valpolicella.
Uve buonissime, destinate a diventare vino pregiato, finiscono dentro i cesti con la tacita approvazione dei proprietari dei fondi. Lasciare uve da spigolare è usanza. Si trovano sane sulla pianta per molto tempo, clima permettendo, anche se con il trascorrere delle settimane diventano sempre più dolci e disidratate.
Quest’anno ho fatto caccia grossa, nonostante l’ultima volta abbia portato con me un cittadino che ha letteralmente lanciato a terra un grappolo di Corvina che sarà pesato un chilo perché… era sbucata qualche forficula! Le chiamate forbicine? Immagino sappiate anche voi che sono insetti innocui e che basta una bella sciacquata per farle sparire. Il mio accompagnatore non lo sapeva e abbiamo un po’ bisticciato.
Comunque, dopo aver fatto incetta di grappoli giganteschi e succhiato a più non posso acini dolcissimi, che bisbigliavano già la parola “Recioto”, mi sono messa a fare la marmellata.
Volendo farmi una risata, potrei chiamarla “Gelatina di promessa d’Amarone Classico della Valpolicella”.
Voi potete chiamarla come volete, perché la base fondamentale è che voi andiate a rubare buona uva da vino nei campi e ne facciate confettura.Come fare la marmellata d’uva?
Spremete tutta l’uva possibile. L’unica parte seccante della preparazione è questa. Per ottenere quel bel colore e una certa limpidezza, io ho usato in parte la centrifuga e in parte uno schiacciapatate; voi potete usare anche un passaverdura. Pesate il liquido (un litro) e prendete metà peso di zucchero (500 g). Aggiungete un pezzettino minuscolo di cannella (due centimetri), pectina pura (10 g) e succo di limone (almeno mezzo). La pectina pura deve essere solubilizzata in acqua calda. Di solito per le marmellate non la utilizzo ma per questa gelatina preferisco non cuocere troppo a lungo il mosto. Fate bollire. A un certo punto vedrete che, se fate cadere una goccia di gelatina in una tazzina fredda, si addenserà subito. Fatto.
Versate nei vasetti e – dopo averli sterilizzati, mi raccomando – segnate la data della vendemmia.