Tutti i fan di Matteo Bussola sanno che è il papà di Virginia, Ginevra e Melania e che è sposato con Paola.
Ti sei mai imbattuta nella sua pagina su Facebook? Da anni Matteo, cascasse il mondo, posta ogni mattina un piccolo scritto, un pensiero che ha spesso come tema le sue conversazioni con le figlie, a proposito della vita e del mondo tutto. I suoi post sono diventati così popolari che talvolta, quando non pubblica nulla, chi lo segue gli scrive in privato per chiedergli se va tutto bene.
Matteo Bussola, nella vita quotidiana – oltre ad essere un papà – è anche un brillante disegnatore della scuderia Bonelli e illustra le avventure di Adam Wild. La sua carriera di scrittore è decollata grazie al consenso della rete e a Einaudi, con cui ha pubblicato il suo primo libro “Notti in bianco, baci a colazione” (collana Stile Libero).
Notti in bianco, baci a colazione è un libro tenero e ironico sulla magia e sulla complessità d’essere padre. È immediatamente diventato un caso letterario, non solo per il contenuto accattivante ma anche per la sua genesi, così legata al mondo dei social network.
Cosa lega Facebook e la scrittura di un libro come il tuo?
Ho cominciato a scrivere su Facebook tantissimi anni fa. All’inizio era una faccenda personale – raccontavo le mie cose agli amici, come fanno tutti – ma talvolta qualcuno mi chiedeva di rendere pubblico un post e succedeva una cosa surreale, di cui io stesso ho fatto fatica a capacitarmi: veniva letto e condiviso da così tante persone che ha cominciato a innescarsi un circolo virtuoso. A settembre mia figlia voleva un autografo di Fedez e io ho proposto uno scambio con una mia tavola. Quell’evento da solo ha ottenuto più di 11.000 like!
Quando Einaudi mi ha contattato per pubblicare un libro, il libro esisteva già, anche se aveva bisogno di essere rimaneggiato. Abbiamo preferito il filone che parlava della paternità e ho dovuto mettere da parte molte pagine a cui ero affezionato.
In realtà io ho sempre scritto perché mi fa stare bene. Scrivo per me stesso, per affinare la concentrazione.
La maggior parte delle persone che conosco considera Facebook una schifezza. La classica osservazione degli amici era “perché perdi tempo a scrivere così tanto?”. Questo è un leitmotiv della mia vita: da piccolo mi dicevano “perché perdi tempo a disegnare?”. Come sosteneva Rousseau, perdere tempo è un buon modo per guadagnarlo.
Ogni giorno mi sono dato un appuntamento. Ho pensato: Facebook è un diario e quindi, cascasse il modo, un post esce ogni mattina. Mi sono imposto soltanto quel gesto semplicissimo e di dire sempre la verità. Scrivo tutti i giorni, in maniera immediata, ed è una cosa che devo fare subito su una cosa appena capitata.
Una delle caratteristiche della tua scrittura è un mix di semplicità e precisione nel descrivere i fatti della vita. A volte, quando scrivi, sembra che disegni con le parole.
Quando dialogo con le bambine mi lascio condurre nella discussione: rispondere a loro in maniera semplice ed efficace è un’occasione per chiarire le cose anche a me stesso. Le loro domande non sono un fastidio ma non sono un eroe! Nelle conversazioni è come se mi prendessero la testa e me la girassero da un’altra parte, facendomi guardare in un’altra direzione.
Lavoro molto per immagini. È come se scattassi tante piccole istantanee del quotidiano che poi riesco a tradurre in brevi narrazioni. Quando scrivo “vedo” letteralmente le parole mentre, al contrario, quando disegno fumetti devo tradurre in immagini le parole di una sceneggiatura scritta da altri. In una tavola disegnata si deve condensare una parte di racconto, inserendo moltissimi dettagli e rispettando una linea temporale.
Come funziona il tuo ménage familiare con tre figlie piccole?
Sia io sia mia moglie lavoriamo da casa e le bambine sono lì con noi. Lei lavora prevalentemente di notte (Paola Barbato è scrittrice e sceneggiatrice di Dylan Dog, N.d.A.) perché di giorno viene disturbata. La mattina tengo io le bambine e al pomeriggio ci scambiamo. Io posso disegnare appoggiato ovunque, anche sul tavolo della colazione ingombro di tazze. Come facciamo? Come nella storiella del calabrone che stando alla fisica non dovrebbe volare ma non lo sa, quindi vola lo stesso.
Quando non avevo le bambine mi sembrava di avere tantissimo tempo e praterie sconfinate di fronte a me. In realtà divagavo molto e con loro sono diventato molto più focalizzato e do più attenzione alle cose. Per me i figli moltiplicano il tempo invece che ridurlo, perché aumentano la consapevolezza del presente.
Non sai cosa ti mancava fino a quando non ti arriva: i figli rimettono le cose in prospettiva.
Notti in bianco, baci a colazione ha cambiato qualcosa nella vostra famiglia?
Nessuno ci ha fatto troppo caso un po’ perché a casa girano i nostri libri di fumetti e un po’ perché c’erano già i libri di Paola. Solo la più grande si diverte molto sia a leggere di noi sia è incuriosita dall’attenzione dei media. La preadolescente che c’è in lei è colpita dall’eventualità di essere popolare.
Di sicuro il libro ha cambiato qualcosa dal punto di vista economico. Mia moglie un giorno mi ha guardato fisso e mi ha detto: “Diventa famoso, per favore”. In realtà tutti i lavori che nascono da una passione si farebbero anche gratis e i soldi sono solo una giusta conseguenza di un lavoro ben fatto. Come diceva Andrea Pazienza, ai soldi pensi un attimo prima o un attimo dopo, non mentre fai il lavoro che ami.
E tu sei cambiato? Hai altri progetti dopo questo libro?
In questo momento è come se fossi in vacanza. Questa cosa meravigliosa del libro è accaduta, non l’ho cercata, quindi non mi sento particolarmente arrivato o promosso. La mia vita mi piaceva già com’era.
Il disegno è il grande amore della mia vita. Sono partito da un talento di base quasi inesistente, sono un autodidatta e per il disegno ho abbandonato il mestiere architetto, quindi continuerò sulla mia strada.
Continuerò anche a scrivere e anche a postare su Facebook ma – se un giorno ci sarà un altro libro – di sicuro non sarà “Notti in bianco, baci a colazione 2, La Vendetta”. Parlerò d’altro.
Hai tratto un insegnamento da questa esperienza?
Le cose accadono quando trovano la loro strada e la scrittura è una cosa che accade.
[Intervista pubblicata su donnad.it]