Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di tutte donne – eccettuati gli uomini strettamente necessari a farci nascere – e tutte basculanti tra l’essere fashion victim e trend setter.
Il momento magico per godere pienamente di questa fortuna è sempre stato il momento del cambio armadi. Tutte le femmine di casa mettevano in comune i beni preziosi cui intendevano rinunciare – capi d’abbigliamento perfetti che per qualche motivo proprio non andavano bene– e cominciava il rito del grande scambio. Mia mamma ha sempre fatto da stylist per tutte, rimettendo a posto completi dallo stile zoppicante, rendendoli interessanti con abili giochi delle tre carte. Ancora oggi è convocata due volte l’anno a “fare gli armadi” ovvero rifare il guardaroba di zie e amiche: in pratica una Carla Gozzi ante-litteram, solo più creativa.
A casa sua, c’è ancora una vasta collezione di Vogue degli ultimi quarant’anni. Tempo fa ne stavo sfogliando uno degli anni ’80 per ricordarmi esattamente da dove stavano copiando alcune tendenze del momento, quando mi sono imbattuta in una meravigliosa Bo Derek. La più giovane di famiglia non sapeva chi fosse. Poverina, quando nel 1979 Bo sconvolse gli ormoni di tutti i maschi del mondo con le sue famose treccine (e non solo con quelle), lei era – come si suol dire – ancora nella mente di Dio e, mentre succhiava il latte, era già diventata da tempo uno dei principali sex symbol degli eighties.
In pochi decenni, un caposaldo estetico può cadere nell’oblio e l’industria della moda può facilmente sdoganare come ultra-glam quello che alle vecchie adolescenti appare nostalgico e obsoleto.
Che la memoria storica non sia nel DNA delle nuove generazioni è un dato di fatto ma, per curare una giovane fashion victim, basterebbe una madre con una grande soffitta in cui recuperare pezzi originali vintage, che in qualsiasi momento si potrebbero spacciare per attuali: un bomber di montone, un completo impunturato di Ferrè, un Byblos che sembra Mondrian, camicie jeans da strizzare in cinturoni alti sopra gonnellone gitane. Le treccine, sono tornate anche loro ma, dal momento che sono più complesse da fare, stanno restando un passo dietro la moda dello shave.
Se voi non avete la fortuna di poter attingere a un archivio di famiglia – creato da tre generazioni abbondanti di donne frivolissime – tuttavia, riflettete attentamente prima di dilapidare la vostra Visa con capi che qualcuno ha già avuto, quasi identici, in altri tempi. L’unico consiglio breve che vi posso dare, dopo aver tirato fuori tutto per riordinare il guardaroba, è mettere da parte quei vestiti che sapete già dureranno in eterno, grazie alla bellezza dei materiali, alla creatività e a una confezione perfetta. Conservateli come se aveste anche voi una soffitta in cui, un giorno, potrebbero andare adolescenti affette da smemorina.
Tutti gli altri abiti potete impilarli e usarli come sofà mentre chiamate le vostre amiche – single in carriera o madri impoverite di ritorno, che siano – per scambiarvi quelli di cui vi siete stufate. In poche ore sarete tutte più ricche o meno povere.