UNA NOTTE CON LA REGINA (A Royal Night Out) di Julian Jarrold esce nelle sale il 7 aprile. È una commedia sofisticata che piacerà alle inguaribili romantiche, alle fanatiche dello stile inglese, a quelle che non hanno perso una puntata di Downton Abbey, alle monarchiche di ritorno, a quelle che trovano più cool la Regina Elisabetta II di Lady Gaga e a quelle che hanno lasciato il cuore nella Perfida Albione.
Ambientato a Londra durante la Giornata della Vittoria, l’8 maggio 1945, quando gli Alleati accettano la resa incondizionata dell’esercito nazista, racconta la notte di festeggiamenti delle due giovani principesse Elizabeth e Margaret Windsor, all’epoca rispettivamente di 19 e 14 anni. La città esplode di gioia per la fine della lunga e gravosa guerra, la gente si riversa nelle strade e le ragazze riescono a strappare al Re e alla Regina il permesso di uscire. La storia ufficiale le attesta all’Hotel Ritz e pare che il rientro a Buckingham Palace fosse avvenuto appena dopo mezzanotte; l’ottima sceneggiatura di Trevor De Silva, Kevin Hood è una deliziosa “what-if story” ovvero cosa sarebbe successo se, ad esempio, la scapestrata Margaret – interpretata da Bel Powley – fosse sfuggita alla sorveglianza, per andare a divertirsi in mezzo alla folla e Elizabeth – una perfetta Sarah Gadon – fosse stata costretta a inseguirla per tutta Londra, da sola, infrangendo le convenzioni.
Nella storia costruita per toccare tutte le corde del romanticismo, la futura Regina d’Inghilterra s’imbatte in Jack – Jack Reynor – un giovane aviere che, colpito dalla sua totale mancanza di senso pratico, decide di aiutarla e accompagnarla attraverso le vie di una città devastata dai bombardamenti e ben più complicata di quanto Elizabeth avesse mai immaginato. Quando le due Principesse tornano a Palazzo, ormai all’alba e avendo fatto preoccupare a morte i due genitori – Emily Watson e Rupert Everett – Elizabeth avrà vissuto un’avventura che l’avrà cambiata per sempre.
Il cast è particolarmente azzeccato: Bel Powely nei panni di Margaret è buffa e appare proprio un’adolescente un po’ ochetta, a cui è permesso non essere sempre impeccabile, dal momento che le aspettative sono tutte concentrate sulla sorella maggiore. Sarah Gadon esteticamente sembra un cameo, si potrebbe immaginare il suo profilo stampato su un francobollo; incarna alcune delle qualità che si possono intuire proprie della giovane Elizabeth, come il senso del dovere, la compostezza, la determinazione e l’arguzia. Jack Reynor ha saputo calarsi perfettamente nella realtà maschilista del 1945, è un proletario semplice e affidabile, rude ma di buon cuore: impossibile non fare paragoni tra il suo personaggio e gli amori borghesi delle principesse moderne. La presenza di Rupert Everett e Emily Watson – che interpretano rispettivamente il re Giorgio VI e la regina Elisabetta I – è la ciliegina sulla torta di un cast che deve mediare tra credibilità storica e eccentricità dell’intreccio.
Anche la città di Londra fa parte del cast: vista di notte, dalla giovane principessa, sembra suscitare l’identico senso di stupore e piacere di una diciannovenne moderna, avvinta dalla magica sensazione di essere padrone della propria vita. Le riprese di UNA NOTTE CON LA REGINA sono durate sei settimane: le scene sono state girate completamente in esterna e la padronanza della regia è evidente. Una delle sfide più grandi è stata quella di realizzare un progetto ambizioso avendo però a disposizione il budget di un piccolo film indipendente inglese e trovare dei luoghi che potessero ricreare la Londra degli anni ’40, Buckingham Palace e il Ritz; fortunatamente, la produzione ha potuto girare a Trafalgar Square una scena grandiosa e la famiglia Reale si è dimostrata molto generosa nel concedere l’autorizzazione a girare al Mall. Le riprese a Trafalgar Square sono state molto emozionanti sia per il cast che per tutta la troupe. Per un caso fortunato alcune scene sono state girate proprio il giorno dell’anniversario della Giornata della Vittoria in Europa. “Questa cosa ha aggiunto una po’ di brividi alla serata,” racconta Jarrold mentre ricorda le 200 comparse e il traffico ruggente che faceva da sottofondo. “Girare lì è stato fantastico. Guardavamo il Palazzo e ci chiedevamo se la Regina ci stesse spiando da dietro le tende. Ovviamente non lo sapremo mai.”
I costumi sono una delizia per le amanti del vintage: curatissimi, vanno dagli abiti pastello della Regina e delle principesse, a quelli indossati dalla gente comune, offrendo uno scorcio sulla società: la gente non aveva abiti nuovi, erano tutti stanchi e logorati dalla guerra, anche chi cercava di curare il proprio aspetto aveva spesso vestiti rammendati, consumati e cappotti rovesciati.
Durante il film si ride molto, grazie al tipico senso dell’umorismo inglese ma soprattutto ci si strugge per il ricordo di un primo amore, per il sapore di una trasgressione appena morsicata, senza osare troppo, e per la sensazione di assistere a quel momento di autocoscienza in cui una ragazza scopre di essere una donna, con il proprio carico di doveri.