A Palazzo Madama fino al 16 gennaio 2016, è in mostra “In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra“. In questa splendida cornice – che vale già di per se stessa una visita – prosegue così un progetto di esposizioni dedicate al mondo femminile. Questo filone è un omaggio alla storia delle Madame Reali che hanno contribuito alla vita culturale di Torino ma anche un un modo per ricordare che le donne sono presenti e capaci in ogni campo professionale, in tutti gli scenari, anche quelli difficili di guerra.
L’esposizione comprende 70 immagini scattate da 14 giovani donne fotoreporter che lavorano per le maggiori testate internazionali e che provengono da diverse nazioni: Italia, Egitto, Usa, Croazia, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Spagna.
Nella mostra ciascuna delle fotografe presenta 5 foto emblematiche del proprio lavoro e della propria capacità di catturare azioni ed emozioni, testimoniando e denunciando con le immagini le violenze perpetrate sui popoli e le persone più deboli e indifese. È una mostra di donne per le donne, in onore di una uno sguardo femminile su accadimenti epocali.
- Monique Jaques (USA) – Repubblica Democratica del Congo. Virunga è il più antico parco nazionale dell’Africa e ospita oltre 200 degli 800 gorilla di montagna rimanenti al mondo. Da vent’anni è al centro di una guerra tra milizie armate, che pretendono di sfruttare le risorse naturali del Parco, e i Rangers che difendono con coraggio il territorio. Oggi 14 donne lavorano come ranger, addestrate militarmente allo stesso modo dei colleghi maschi per svolgere un lavoro estremamente pericoloso, che ha già visto la morte di oltre 150 guardaparco.
- Matilde Gattoni (Italia) – Lebanon 2012 – Faqaa – Selma, 35 years old, is from Zahra. She arrived two weeks ago, after her house was razed by tanks and mortar shelling of the Syrian Army. ?We became refugees in our own place, just because we are Sunni?, she says bitterly. Without documents and money, her family is forced to rely on donations and help from the Lebanese families of the village she now lives in.
- Capucine Granier-Deferre (Francia) – Vuhlegirsk, Ukraine. February 15th, 2015. Members of the first artillery brigade Slavic recover supplies provided by their comrades on their different positions around Debaltseve. After weeks of fighting with artillery and surrounding every day a little more the Ukrainian army, pro-Russian forces have recovered the town of Debaltsevo ,despite the Minsk agreement signed on February 15th, 2015.
- Virginie Nguyen Hoang (Belgio) – UKRAINE, Shyrokyne: Linsa, his warname, shooting with the anti-tank grenade launcher. Next to him, his comrade Andrei is blocking his ears as the noise of the shooting is very high. Linsa is targeting some tanks that they have seen on the separatist side of Shyrokyne. June 26, 2015.
- Camille Lepage (Francia) – Sudan, 2012 – 2013 – Antibalakas (christian self defense group) and villagers in the bush between Bossangoa and Bossembelé. They left their village because of the Seleka violences and hide and live now with very low food, water and access to health. Children suffer from malnutrition and malaria. Antibalakas first took arms to protect their families from the Seleka exactions (murder, rape, robbery). But some decided to take revenge over the muslims community as the Seleka is made only of muslim men, which made the tensions between the 2 communities getting very bad.
- Andreja Restek (Italia-Croazia) – Hungary – Serbian border the refugess form Iraq try to cross the border in the illegal way After 30 km walking, the group failed to cross the border, so they had to return to Serbia, saying goddbye with the words “do you come with us? You are lucky, you can choose, you can do what you want, you are free”
- Annabell Van Den Berghe (Belgio) – Siria
- Camille Lepage (Francia) – Sudan, 2012 – 2013 Una coppia cammina sopra le ceneri della loro casa distrutta da un bombardamento.
- Maysun (Spagna) – Egitto -The mother of one of the young boys killed by the Army in Port Said reacts to In the parking lot outside the Police Academy, the crowd initially exploded with cries of joy and praying at news of Mr. Mubarak’s life sentence.
Chi sono? Si chiamano Linda Dorigo, Virginie Nguyen Hoang, Jodi Hilton, Andreja Restek, Annabell Van den Berghe, Laurence Geai, Capucine Granier-Deferre, Diana Zeyneb Alhindawi, Matilde Gattoni, Shelly Kittleson, Maysun, Alison Baskerville, Monique Jaques, Camille Lepage (quest’ultima è stata uccisa nel 2014 nella Repubblica Centrafricana). Alcune di loro hanno pagine personali anche sui social, come Instagram, dove potrai seguire direttamente il loro lavoro fondamentale per il giornalismo.
Qual è il filo rosso che le unisce, nonostante provengano esse stessa da culture differenti e posseggano differenti sensibilità?
Tutte loro si muovono coraggiosamente su atroci e rischiosi campi di battaglia per documentare e denunciare quella “terza guerra mondiale” che è in corso in molte parti del mondo.
Le loro fotografie sono emblematiche per la durezza dei loro contenuti: sono a colori e in bianco e nero, scattate con macchine digitali o ancora con la pellicola. Sono articoli scritti con la fotocamera e per questo motivo non hanno bisogno di parole, se non una sintetica didascalia che precisa il dove e il quando sono state scattate. Raccontano ciascuna una visione della realtà, senza filtri, se non quello della sensibilità nei confronti del soggetto fotografato. Come dice Andreja Restek – la fotoreporter che ha ideato In prima linea – nel lavoro di documentazione bisogna avere avere sempre un profondo rispetto di fronte alle persone che hanno perso tutto.
È un lavoro duro, che impone di non far trasparire le emozioni personali nonostante la tristezza provata e per svolgere il quale è necessario non dimenticare mai di avere paura.
L’attività del fotografo di guerra è ancora oggi, nell’immaginario di tutti, svolta prevalentemente da uomini ma di fatto non è così. Come dice Stefanella Campanella dell’Associazione Gi.U.Li.A (Giornaliste Unite Libere Autonome) “si ricorda Robert Capa ma non Gerda Taro, che con lui documentò la guerra civile in Spagna, la prima fotografa a morire tragicamente sul lavoro, in prima linea, a soli 26anni. Ma non l’ultima“.
Probabilmente sentirai spesso parlare della crisi della professione giornalistica ma – in questo mondo fatto di veloci trasformazioni – c’è disperatamente bisogno di buon giornalismo. Negli ultimi decenni,infatti, i fotoreporter sono diventati obbiettivi molto ambiti da tutte le fazioni in guerra, proprio per la volontà di nascondere ciò che accade realmente.
Se vorrai vedere di persona In prima linea coglierai sia la differenza dello sguardo delle donne, sia l’importanza della testimonianza raccolta sul campo, perché il mondo diventi un posto migliore.

In prima linea – Donne fotoreporter in luoghi di guerra)
Indicazioni pratiche:
“In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra“
Corte medievale di Palazzo Madama, Piazza Castello, Torino.
Fino al 16 gennaio 2016.
Biglietto 10 euro o 14 con la visita al Museo di Palazzo Madama (gratuita fino a 18 anni)
[articolo pubblicato su donnad.it]