La finestra sul cortile e il gioco degli scacchi

2 Aprile 2019
La finestra sul cortile e il gioco degli scacchi

La mia cucina s’affaccia sui giardini di un’ex casa popolare, ora perlopiù abitata da studenti di design e da anziane residenti con gatti.

Proprio di fronte a me, a settembre, sono comparsi due studenti alti e biondi con chiome fluenti, pettorali da surfista e ciabattine da spiaggia.

Trascorrevano il loro tempo a torso nudo sul balcone, a giocare a scacchi. Qualche volta, sul davanzale comparivano una tazza di tè o una bibita, mai una bottiglia di birra o una ragazza. Dormivano tutta la mattina e giocavano per tutto il pomeriggio senza muoversi. Di notte sparivano, lasciando la porta spalancata. A breve è comparso un enorme televisore perennemente sintonizzato sui canali sportivi.

Sono bastati due giorni per capire che erano russi.

L’autunno è stato caldissimo, anch’io ho tenuto le finestre aperte. Non appena ha cominciato a rinfrescare, ho notato che i loro vetri non si chiudevano mai e la TV non veniva spenta né guardata. Potevo alzarmi a bere alle tre del mattino e la casa prendeva ancora aria. Lo schermo gigantesco e silenziato illuminava il buio e le piastrelle bianche e nere della stanza. Ogni tanto si intuiva una figura addormentata sul divano, nascosto dallo stipite sinistro.

Il tepore di ottobre ha lasciato spazio all’umidità di novembre e progressivamente alle notti sottozero dell’inverno. La finestra si è leggermente socchiusa, mai serrata del tutto. I due biondi hanno continuato a circolare in infradito di gomma e non si sono mai rivestiti completamente. Giusto nelle mattine più gelide, sulla muscolatura del tronco – palesemente destinata a uno studio d’anatomia – si sono degnati d’appoggiare una lunga palandrana aperta.

La domenica gli scacchi sul balcone, anche con la pioggia: sono stata tentata più di una volta di chiedere che temperatura media ci fosse nel loro paese di provenienza, perché il clima di Milano solitamente non perdona nemmeno i nordici.

Dopo il solstizio d’inverno se ne sono andati, lasciando la casa per le vacanze a un’altra coppia altrettanto giovane, altrettanto russa, altrettanto amante delle finestre aperte e della tv accesa che nessuno sembra guardare. La ragazza fumava sul balcone, lui cucinava nell’angolo cottura nascosto dietro lo stipite destro. Ogni tanto giocavano anche loro a scacchi.

Un giorno, verso febbraio, i vetri si sono chiusi.

Cominciavo ad avere una certa nostalgia della TV satellitare vista da trenta metri, quando è arrivato un nuovo inquilino.  La finestra sul cortile si è riaperta.

Lui è alto, bruno, magro. Fa le pulizie e prepara innumerevoli teiere di tè di cui strizza i fondi dentro alle fioriere, cercando di mirare anche a quelle del vicino.  Parla al telefono tutto il tempo e il televisore è nuovamente acceso e muto sui canali satellitari.

In questa primavera anomala, troppo calda, noi milanesi ci stiamo svestendo con cautela, perché temiamo un rovescio da un momento all’altro: marzo è pazzerello, ad aprile non ti scoprire. Lui no.

Sembra scritto nel contratto di locazione: se sei un maschio di circa 23 anni, devi girare solo in calzoncini o con un pareo color cremisi avvolto attorno ai fianchi che nemmeno Mr. Grey.

Questa volta, però, c’è una differenza: al telefono parla una lingua più simile all’azero e il russo lo riserva alla fidanzata, una bionda dalle gambe lunghissime. Hanno appeso un filo di lampadine colorate sopra al tavolino esterno dove cenano o si siedono per parlottare con qualcuno di molto lontano.

Loro due non giocano a scacchi. Per niente. Si tengono occupati esattamente come ti aspetteresti da un paio di ventenni, possibilmente sul pavimento bianco e nero.

Nel prossimo periodo sono previste piogge torrenziali e un sensibile abbassamento delle temperature. Voglio proprio vedere cosa accadrà alla finestra sul cortile. Le ragazze di solito sono più freddolose, anche se la bionda non pare proprio. Una sera, mentre cucinavo, lei ha alzato lo sguardo nella mia direzione senza vedermi e istintivamente ha fatto un passo indietro tirando l’orlo della gonna verso il basso.

Mi ero quasi convinta fosse una casa sicura di spie internazionali ma questi due ragazzi sono troppo poco discreti. Sembrerebbero quasi normali studenti fuori sede, se non fosse per quello schermo TV sempre acceso e per quella passione incomprensibile per l’aria di città.

[continua?]