Se volete fare un regalo ai vostri bambini – e anche a voi stessi – andate a vedere la mostra Mito e Natura a Palazzo Reale a Milano. Io ci sono stata con Grande e PiF e siamo usciti tutti con gli occhi luccicanti.
Perché portarli a vedere una mostra così “seria”? Tanto per cominciare perché, se le riforme scolastiche continueranno con lo stesso tenore, i ragazzi non avranno alcuna possibilità di conoscere approfonditamente l’antichità classica se non grazie all’iniziativa personale.
In secondo luogo, perché Mito e Natura raccoglie 180 opere d’arte greca e romana, provenienti da grandi musei archeologici internazionali come il Museo Archeologico di Atene, il Kunsthistoriches Museum di Vienna e il Louvre; tuttavia, sono i pezzi di grande bellezza provenienti dai musei italiani che dovrebbero suscitare il maggior richiamo perché, se non è più molto complicato organizzare una gita a Parigi, è sicuramente più impegnativo visitare tutti i siti espositivi della nostra penisola: Napoli, Capua Vetere, Ischia, Taranto e Paestum solo per citarne alcuni.
La mostra sciorina reperti capaci di lasciare a bocca aperta anche un visitatore poco attento, figuriamoci chi ha curiosità da vendere. La mitologia è semplice da ricordare e appassionante: attraverso i miti si possono comprendere alcuni aspetti fondamentali della cultura greca, filtrati poi in quella latina; il tema della natura, invece, non è mai stato trattato in ambito archeologico ed è rimasto un aspetto poco noto del mondo classico.
All’ingresso ci ha accolto un Dioniso marmoreo d’epoca romana, seguito da un Trittolemo esposto per la prima volta fuori dalla sua sede di Capua Vetere. Nella sala dedicata alla terra e al mare si trova un bacino che racconta la storia delle armi di Achille portate da Nereidi a cavallo di ippocampi, proveniente da Ascoli Satriano; a fianco c’è il reperto più antico, il cratere Pitecusano o del naufragio, datato 725 a.C., che raffigura un Mediterraneo ostile in cui il cadavere di un naufrago galleggia tra i pesci.
I pezzi – vasi dipinti, terrecotte votive, statue, affreschi e monili aurei – sono ordinati cronologicamente (dal VIII sec. a.C. al II sec. d.C.) e per temi in 6 sezioni allestite dall’architetto Francesco Venezia. Dioniso e il vino, Trittolemo e la semina, Demetra e il grano, Atena e l’ulivo, animano la sala in cui la natura è dono divino.
Anche se i vostri studi classici non sono lontanissimi nel tempo, vi consiglio una guida: la nostra ha saputo incantare i bambini con le storie sulle anfore panatenaiche, i puzzle per ricostruire i vasi e le caccia al particolare nascosto nei dipinti.
Le sale dedicate alla produzione artistica magnogreca e dell’Italia meridionale, così come il focus dedicato ai reperti archeologici dell’area vesuviana, riservano grandi sorprese. Il “Vaso blu” (I sec. d.C.) proveniente da Pompei – lavorato nella stupefacente tecnica del vetro cammeo, con scene di amorini vendemmianti in bianco su fondo blu – è stato prestato dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli in cambio di una speciale vetrina antisismica e antisfondamento costruita appositamente, grazie al supporto di Fondazione Bracco.
Accanto potrete vedere spettacolari esemplari di pittura illusionistica di giardini – che specialmente nel I secolo d.C. decoravano le domus romane, per decorarle e per amplificarne gli spazi – tra cui gli affreschi della Casa del Bracciale d’oro di Pompei.
Gli xenia – le particolari “nature morte” delle ville di Pompei – e i reperti organici rimasti dopo l’eruzione del Vesuvio fanno da anticamera a un’ultima stanza a sorpresa, dedicata a De Pisis, in cui la natura morta contemporanea ritrova profondità temporale nel rapporto con l’antico.
Per gli appassionati di botanica, infine, all’esterno di Palazzo Reale è stato allestito un giardino che riporta in vita le piante presenti duemila anni fa in un viridario romano.