Sono trascorsi 62 anni da quando Anna Maria Prina è entrata per la prima volta alla Scuola della Scala. Ne è stata la direttrice fino al 2006 e poi – lasciando tutti di stucco – ha deciso per la pensione.
Un pomeriggio ho avuto l’onore di farmi invitare a casa sua per un caffè. In quell’occasione mi ha raccontato che no, la vita di teatro tutto sommato non le mancava, era perfettamente felice di tenersi semplicemente in forma.
Evidentemente non era così vero, era una piccola bugia detta da una signora elegante ed instancabile, perché poco dopo si è lanciata anima e corpo in un progetto teatrale di Michela Lucenti – Madame – andato in scena al Teatro Due di Parma.
“Madame” non poteva essere che lei, Anna Maria – evocata con l’appellativo dei suoi allievi – com’era nella sua vita quotidiana di ballerina, insegnante, direttrice.
Anna Maria Prina è una donna che non ha mai smesso di guardare il mondo con stupore e continua ad aver voglia di imparare, nonostante nella sua lunga carriera – cominciata alla Scala e passata anche per il Teatro Bolshoi di Mosca e il Teatro Marinskij di San Pietroburgo – abbia formato danzatori del calibro di Massimo Murru e Roberto Bolle.
Dopo Madame, Anna Maria Prina non si è fermata ed è tornata a teatro con “treD – Design, Danza, Disability” un genere di performance nuova, pensata e voluta per la Triennale del Design, che sarà in scena al Teatro dell’Arte il 23 – 24 – 25 maggio 2016.
Le coreografie di treD sono di Stefania Ballone con la supervisione registica di Michela Lucenti, la musica dal vivo della violoncellista Julia Kent, in una alternanza di loops, suoni ambientali e tessiture elettroniche.
In scena ci sarà Anna Maria, accompagnata dai solisti scaligeri Emanuela Montanari e Christian Fagetti e dai danzatori abili e diversamente abili della Compagnia Dreamtime. In treD, la precisione gestuale e l’armonia del danzatore classico affiancano la poesia del gesto di un corpo disabile, creando un nuovo equilibrio che vuole condurre lo spettatore alla scoperta di un nuovo design dell’anima.
Madame Prina interpreta nuovamente sé stessa come madrina di un progetto di ricerca che coinvolge la spiritualità e la vera essenza dell’essere umano, con una particolare attenzione all’impatto emotivo della danza. Chi poteva farlo se non la Signora che – per più di 40 anni – ha guidato i giovani danzatori scaligeri nella loro crescita artistica?
Con lei ho affrontato proprio l’argomento di come la danza si possa adattare alle varie fasi del corpo e della vita.
“C’è una cosa per ogni età. A un certo punto bisogna anche convincersi che certe cose non si possono più fare”. Se alcune si smettono, si può continuare a farne altre: “Ci sono mille modi per amare la danza ed è un bene coltivare l’attività che piace. Ci sono ballerini che si esercitano alla sbarra per tutta la vita ed è molto bello vedere le persone anziane che lo fanno. Personalmente preferisco mantenermi elastica con il gyrotonic”.
Se per diventare dei ballerini classici bisogna per forza avere il corpo adatto, per amare la danza bisogna avere soprattutto dei maestri intelligenti e rispettosi del corpo.
“Da piccoli si comincia solo a camminare, a tenere la pancia piatta, a controllare la lordosi, ad ascoltare la musica. Dal punto di vista emotivo, la danza insegna la disciplina, a trovare il giusto posto nello spazio, a rispettare gli altri e a sentire la loro presenza.
Gli esercizi a terra, meno pericolosi e traumatici, servono a mettere il corpo nella condizione ideale e danno benessere fisico anche ai non ballerini”.
Da adolescenti il corpo cambia: “A 11-12 anni l’apprendimento è molto veloce ma i ragazzi entrano in crisi. Le femmine devono fare i conti con le forme che spuntano e che loro non vorrebbero. Le nuove generazioni sono più fortunate: le ragazze italiane sono diventate più alte e naturalmente esili e non dobbiamo più invidiare le linee infinite delle ballerine straniere.
In generale, in Italia c’è sempre stata poca cultura del corpo del ballerino. Nella mia generazione Nureyev spiccava anche perché era molto virile. Ora i ragazzi hanno come esempio Bolle che è popolare come una rockstar e si mantiene fisicamente come un atleta”.
Anna Maria Prina, ora si occupa anche di persone meno dotate o con disabilità e di pattinatori che la cercano per migliorare elasticità, coordinazione e capacità interpretativa. È impegnata in mille attività benefiche e didattiche e non dice “ho smesso di fare” ma “sto facendo questo”.
Beve il caffè zuccherato.
Informazioni utili:
treD sarà in scena il 23-24-25 maggio al Teatro dell’Arte della Triennale di Milano, Viale Alemagna 6. I biglietti sono disponibili on-line su www.vivaticket.it