Al fuoco! La cucina in fiamme!

4 Maggio 2015
La crostata bruciata

Ecco, l’ha rifatto: la mia amica Anna ha carbonizzato la peperonata, dopo una sequela di padelle bruciate e buttate in pattumiera. Questa volta ha incolpato Eliana, con i suoi whatsup  che l’hanno distratta. Per sua stessa ammissione, tuttavia, Anna non ha inclinazione alcuna per la cucina ma – come tutte le persone intelligenti – avverte che può essere un campo estremo di sperimentazione e – come sovente accade alle persone intelligenti ma che si rifiutano intimamente di cucinare – si dedica prevalentemente e con successo alla confezione di marmellate.

La marmellata esula dall’impegno gastronomico: è percepita come un regno a sé stante, che confina a nord con la precisione, a est con la chimica, a sud con il collezionismo e a ovest con l’auto-convincimento che, in fondo, una pentola si sa maneggiare.

Marmellate a parte, ogni tanto Anna incenerisce qualcosa. Questo accade perché, come tutte le persone intelligenti e colte e che non amano la cucina, si fa distrarre facilmente da qualsiasi altra cosa più importante: una telefonata, un libro, l’acqua alle piante del giardino, la pappa del gatto. Questa volta è toccato alle interessantissime chiacchiere di Eliana.

Il problema è che – saltuariamente, vero? – accade anche a me. Una sera ho carbonizzato le zucchine trifolate perché stavo leggendo le bozze di un libro bellissimo, di cui spero di poter scrivere a breve la prefazione; un’altra volta ho leggermente tostato una cotoletta mentre rispondevo a una mail e, un’altra volta ancora, la zucca  – che doveva solo intenerirsi nel forno – è diventata una suca baruca*.

Questi piccoli incidenti mi hanno convinto che essere multitasking è un gran vantaggio, ma in cucina è meglio esserlo un pochino meno. Cucinare richiede massima concentrazione. Il mio pensiero e la mia stima vanno, naturalmente, alle food blogger del web tutto che – apparentemente – riescono contemporaneamente a cucinare, fotografare, scrivere, rispondere ai fan e appunto nutrire il micio.

Chi fa molto bene una cosa, dovrebbe cercare di ammettere con se stessa che quell’unica attività vale tutta l’attenzione possibile.

A scanso d’equivoci, quella cosa che doveva essere una crostata e che vedete fotografata in copertina, non è opera mia ma la gentile concessione dell’amica di cui sopra. Le mie zucchine carbonizzate erano molto meno interessanti.

Domani, comunque, vi scriverò la ricetta della gelatina di cedri, che riesce bene anche mentre si cerca di capire come si può aggiustare da sole un amplificatore, senza aspettare l’elettricista.

 

*Traduzione per chi non mastica dialetto veneto: “Suca baruca” è il titolo di una vecchissima canzone dei Pitura Freska. Sostanzialmente, in senso lato, significa testa vuota.