Evviva il correttore automatico. Il correttore automatico è il demonio.
Quale di queste affermazioni ti senti di condividere?
Quante volte hai maledetto la correzione automatica iOS perché nella fretta hai digitato messaggi che sono risultati totalmente incomprensibili?
Se una revisione ortografica e grammaticale quando scrivi un testo in Word è cosa buona e giusta – evitandoti la fama di persona che scrive in maniera sciatta – sui dispositivi mobili un fantomatico T9 può essere controproducente in maniera più subdola del previsto.
Un’amica mi scrive: “Non dico che vorrei avere dei clienti colti ma almeno non analfabeti. Una ragazza mi ha mandato un messaggio chiedendomi se ci sarebbe stata l’estrazione di un premio HO no. Un’altra, che A bisogno di una spedizione urgente”.
Sappiamo che il profitto scolastico degli italiani non è eccellente. Che l’ortografia non sia il nostro forte è un dato acquisito e alcuni esempi indicano il fallimento persino degli studi elementari, con buona pace dell’obbligo di scaldare i banchi fino a sedici anni e delle recenti rimostranze dei professori universitari, alla mercé di una banda di ignoranti da laureare ad ogni costo.
Il correttore su dispositivo mobile ti impedisce quasi sempre di utilizzare parole colte, desuete, volgari ma anche non politically correct. Il correttore è ignorante in maniera conformista, possiede un vocabolario limitato, ti obbliga a una rilettura di ciò che scrivi, cosa che spesso non avviene (con esiti esilaranti). Di solito io mi accorgo di non aver ricontrollato un whatsup solo quando mi rispondono così: “???”
Avrai fatto chissà quante volte quel giochino in cui i segni dell’alfabeto sono sostituiti da numeri o altri simboli eppure si riesce a comprendere il testo. La mente si comporta in maniera analoga quando si rilegge un proprio scritto: effettua manovre compensative che eliminano inconsciamente il sassolino nella scarpa.
I messaggi che (h)anno scandalizzato la mia amica, potrebbero essere stati scritti da persone perfettamente alfabetizzate che mai si sognerebbero – se interrogate – di commettere quel genere di errori.
Tuttavia mi chiedo: cosa succede nella nostra testa se ripetiamo e rileggiamo centinaia di volte al giorno sempre le stesse scorrettezze, imposte da un software?
Se i bambini di 6 anni imparano continuando (h)a ripetere una sequenza corretta in un lasso di tempo relativamente breve della loro carriera scolastica, cosa succede a un adulto – ancor più se non particolarmente formato – che continua a dare per scontate o acquisite le correzioni automatiche?
In futuro, potremo dire addio a una bella manciata di accenti e apostrofi?
Confesso che ogni tanto mi soffermo su una parola e la guardo intensamente, chiedendomi se sia al posto giusto (è) quella frazione di secondo di pausa mi sembra francamente già troppo.