Il caldo non appartiene al mio dna. Il mio sogno – da tutta la vita – è una piscina in corrente che per un nuotatore è l’equivalente del tapis roulant per un maratoneta. So che è un desiderio poco prêt-à-porter ma ciclicamente metto una endless pool nella letterina a Babbo Natale, sperando che un giorno mi accontenti (per quest’anno ancora niente ma non desisto).
Il mio ideale, tuttavia, sarebbe la piscina di Château La Canorgue – dove è stato girato “A Good Year, ” diretto da Ridley Scott con Russell Crowe e in un’altra vita spero d’aver nuotato a Hearst Castle, nella piscina di Nettuno (in copertina) o nella piscina Romana.
Nel frattempo, mi consolo dedicandomi al nuoto in una piscina pubblica e guardando i film che hanno portato sul grande schermo i migliori specchi d’acqua mai disegnati.
Al cinema, la piscina è da sempre un luogo metafora di malesseri esistenziali, scena di amori e morti, oppure di divertimento folle e senza speranza di redenzione. Il mio desiderio di possederne una risale quindi certamente all’immaginario degli anni ’20 quando, in California, uno specchio d’acqua privato diventò per la prima volta oggetto di culto.
Hearst vinse sicuramente la gara tra i magnati con la location più esclusiva e Hollywood si adeguò per immortalare appena possibile questi magici luoghi dedicati a Eros e a Thanatos: William Holden galleggia ucciso dall’ambizione in Sunset Boulevard (1950); Di Caprio non fa una fine migliore nel Grande Gatsby (del resto il libro è del 1925) e una Marilyn decadente nuota nuda nell’incompleto Something got to give, girato poco prima del suicidio; il numero di vasche private si moltiplica tanto da permettere al maturo Burt Lancaster di nuotare fino a casa nel surrealista The Swimmer (1968). Poi c’è la piscina di Il laureato, quella dell’omonimo film con Alain Delon e Romy Schneider e l’ammiccante Swimming Pool di Ozon.
Dagli albori dell’industria cinematografica, la piscina è lo sfondo ideale su cui far muovere figurine piene di glamour: Katherine Hepburn in Scandalo a Filadelfia si tuffa elegantemente senza controfigura, Esther Williams è l’apoteosi della cuffia coordinata con il costume e del trucco waterproof, mentre Scarlett Johansson è l’epigone del divismo clorato in Scoop.
In linea con l’estetica della pin up. Jane mansfield se ne fece costruire una a forma di cuore per il suo Pink Palace (1957) mente il kitsch romantico viene sfiorato da Baz Luhrmann nel film Romeo + Giulietta (1996) con gli adolescenti amoreggianti Leo Di Caprio e Claire Danes.
Peter Sellers ha come spalla comica proprio una piscina in Hollywood Party (1968): senza quel film probabilmente non ci sarebbero stati 50 anni di college movies che hanno sempre un intermezzo ubriaco e bagnato, come American Pie (1999).
Poi come scordare la piscina ringiovanente di Cocoon (1985)? In Italia, però, ci siamo battuti con stile, grazie alla piscina di Villa Necchi Campiglio, immortalata in Io sono L’amore (2009) di Luca Guadagnino.
piscinas
7 Luglio 2015 at 8:48Muy bueno el post.