I nati ad agosto lo sanno da subito: i compleanni si festeggiano sempre un po’ come capita e mai che ci siano i tuoi amichetti del cuore a tagliare la torta.
Poi con gli anni te ne fai una ragione e allora, forse, apprezzi l’aspetto bizzarro. Nella mia vita ho festeggiato – si fa per dire – su isole dalmate, in uadi sperduti nel Sahara Occidentale e in campeggi anatolici. Ho spento candeline su pizze fatte in casa, baklava e muffins.
Poi, in qualche estate benedetta, ci sono state le candeline giuste sulla petit four – l’unica torta di compleanno disponibile dal panettiere di paese – grazie ad una tregua lacustre a casa dei nonni. Benedetti nonni: certi bambini farebbero una vita grama senza di loro.
Da grande, negli ultimi anni, ho trovato la Nonna Adottiva che proprio a metà agosto mi fa la torta: una charlotte di pere e cioccolato. Me la fa trovare appena sfornata, praticamente all’alba, accompagnata da un caffè forte e da un cesto di susine.
Mi ha anche insegnato a prepararla e – siccome conosco il valore di un forno acceso di prima mattina – eccovi la ricetta che mi ha dato lei:
” Per fare la charlotte di pere e cioccolato, impastate velocemente una pastafrolla con 300 g di farina, 175 g di burro freddo, 80 g di zucchero vanigliato, un uovo e un tuorlo, mezzo cucchiaino di sale, un cucchiaino di scorza di limone grattugiata, mezzo cucchiaino di lievito. Formate un panetto, copritelo e lasciatelo riposare in frigorifero un’ora. Stendetene poco più della metà sul fondo di una tortiera apribile. Distribuite sulla superficie con una manciata di amaretti tritati (anche con qualche biscotto, se volete). Disponete artisticamente le pere tagliate a fettine (circa 3). Cospargete di cacao amaro e cioccolato grattugiato. Decorate la superficie con tutta la pastafrolla avanzata, intrecciata a striscioline regolari. Fate cuocere per circa 50 minuti in forno a 170°C. Zucchero a velo a volontà quando è fredda…se ci arriva intera”.
Pare che da queste parti, su per i monti trentini, il pasticcere lavori solo grazie ai turisti: infatti, non ho ancora conosciuto una ragazza del posto che non sia capace di fare una Sacher o un Apfelstrudel impeccabili. Grazie alle nonne adottive, naturalmente.