Era tempo che un gatto tornasse sulla scena. Dopo GG (gatto guastafeste) il mai dimenticato siamese di “FBI operazione gatto”, ecco che Mister Fuzzypants incarna – è il caso di dirlo – la venerazione moderna per i felini da compagnia.
Una vita da gatto di Barry Sonnenfeld – in uscita il 7 dicembre – è il film da vedere in famiglia, che farà impazzire nonni e nipotini, a cui trascinare il fidanzato o per il quale supplicare i figli di portarvi insieme agli amichetti. Incredibile ma vero, piacerà a tutti e nessuno storcerà il naso.
La pellicola promette un cast di tutto rispetto e nessuna star sfigura nel proprio ruolo, per quanto surreale e senza particolari difficoltà drammatiche sia la parte di ciascuno.
Ovviamente i veri protagonisti sono i gatti – animali egoisti e dispotici – che negli ultimi anni sono riuscite diventare le star indiscusse del web grazie al loro sublime fascino.
La storia racconta di un certo riccastro dall’io ipertrofico – Kevin Spacey nei panni di Tom Brand – che trascura la famiglia per dedicarsi anima e corpo alle decine di compagnie di sua proprietà. Si avvicina il compleanno della figlia Rebecca (Malina Weissman) e Tom si ricorda a stento quanti anni abbia, preso com’è a completare il grattacielo più alto d’America che porterà il suo nome, e se non fosse per giovane la moglie Lara (Jennifer Garner nei panni di una seconda moglie fin troppo adorabile) perderebbe per l’ennesima volta la sua festa e si dimenticherebbe il regalo .
A mettere il riga un personaggio così egocentrico e arrogante ci pensa il karma. Rebecca chiede da anni un gatto e sebbene Tom li detesti, si mette alla ricerca di un negozio di animali. Un pizzico di magia lo porta da Purrr-kins, il negozio di soli felini del magnetico Felix Perkins (Christopher Walken). Il negozio e il suo proprietario ricordano un po’ la bottega di Ollivanders in Harry Potter: non è il padrone a scegliere un gatto, ma il gatto a decidere da chi farsi adottare.
Tom compra Mister Fuzzypants ma prima di andare dalla figlia si ferma al suo amato grattacielo dove ha un grave incidente a causa di un alterco con il suo braccio destro (Mark Consuelos). Si risveglia con il suo corpo mortale in coma e il suo spirito imprigionato nel gatto.
Nella “pelliccia” di Mister Fuzzypants ha il compito di riallacciare i rapporti con la sua famiglia; la punizione inflitta da Felix Perkins serve a fargli capire l’importanza dei rapporti affettivi.
Le peripezie sono tante – spassosissime – perché la sceneggiatura sfrutta tutte le potenzialità comiche di un uomo imprigionato nel corpo di un animale domestico e tutte le manie, i buffi comportamenti e i dispetti di cui sono capaci i nostri amici a quattro zampe.
Una vita da gatto è ovviamente un film per “gattari”, per tutti coloro che sono soggiogati dal potere delle fusa ma anche per chi è capace di fare dell’ironia su molti tic moderni, dalla smania di successo e potere, alla mania di rendere “virale” sui social qualsiasi accadimento della vita.
Per quanto riguarda la scelta degli attori, l’anima felina di Kevin Spacey è molto evidente e da Christopher Walken ti puoi aspettare solo un ruolo mefistofelico. La Garner è la bella e simpatica seconda-moglie-della-porta-accanto, capace persino di andare d’accordo e instaurare un rapporto di complicità con Madison (Cheryl Hines) l’ex prima moglie del marito, una donna in gamba ma con una propensione spropositata verso il botox e il Martini cocktail. Robbie Amell, con i suoi grandi occhioni blu da fidanzato d’America (reso celebre dalla popolare serie TV The Flash) interpreta David, il figlio maggiore di Tom, devoto e desideroso di seguire le orme imprenditoriali del padre.
Non esistono personaggi realmente negativi – nemmeno il braccio destro intrigante e senza scrupoli lo è del tutto – ma il karma è pronto a rimettere in carreggiata chiunque ne abbia bisogno.
Vuoi conoscere un paio di curiosità?
Il regista Barry Sonnenfeld – essendo allergico ai gatti – ha voluto che Mister Fuzzypants fosse un siberiano, perché questa razza è famosa per essere ipoallergenica. In realtà, Mister Fuzzypants – anche detto “pelosone” – è interpretato da sei gatti diversi, ognuno molto abile a svolgere un determinato compito e poi i movimenti sono stati resi possibili dall’uso della computer grafica.